Spazio, morfologia e dotazioni materiali
27 maggio 2022, Note di campo
Loreto è una grande rotonda circondata da banche. L’attraverso a piedi seguendone gli attraversamenti pedonali. I semafori rendono l’impresa lenta e faticosa. Loreto è uno snodo lungo importanti assi viali: corso Buenos Aires, verso il centro, poi viale Abruzzi verso Piola, via Porpora, via Padova verso Nord, il cosiddetto quartiere NoLo. Fuori fa caldissimo. Vedo biciclette arrancare sull’asfalto lungo piste ciclabili disegnate ai margini della carreggiata. I bar trasmettono musica latinoamericana e sparano aria condizionata per dare sollievo a clienti sudati. Mi siedo a un tavolino, ordino un caffè e un bicchiere di acqua gasata con del ghiaccio. Sotto la piazza si intersecano due linee della metropolitana. Un mondo sotterraneo fatto di persone in movimento. Lo percorro cercando l’uscita vicino alla quale ho parcheggiato la moto.
Riporto una nota di campo scritta dopo una delle prime uscite a piazzale Loreto. La nota fa emergere alcuni elementi significativi, rintracciati successivamente nelle parole dei miei interlocutori, come mostrerò qui di seguito.
La piazza rappresenta attualmente un luogo di passaggio scarsamente vivibile, uno snodo tra importanti arterie urbane (viale Monza, via Padova, via Andrea Costa, via Porpora, viale Abruzzi, corso Buenos Aires, via Andrea Doria, viale Brianza), una porta su altri quartieri, primo fra tutti il cosiddetto NoLo (North of Loreto), un’area fino a pochi anni fa considerata marginale e oggi invece al centro di un importante processo di rivalorizzazione.
Rispetto alle dotazioni e ai servizi, colpisce innanzitutto il numero di banche (almeno sei). Tra gli esercizi commerciali è possibile menzionare la presenza di due bar, una farmacia, un fiorista, due edicole, due bancarelle di vestiti, una bancarella che vende libri usati, un grosso bazar, un rivenditore di poltrone e divani, un negozio di prodotti di bellezza. Nelle vie limitrofe, oltre ad alcuni fast-food e altri esercizi commerciali, sono presenti un ufficio postale e un poliambulatorio. In mezzo si trovano un’area verde non accessibile ai pedoni e una rampa che scende verso un parcheggio sotterraneo.
Tra i palazzi, a livello architettonico vale la pena segnalare il cosiddetto Palazzo di Fuoco, un edificio in stile moderno ubicato tra viale Monza e via Padova, costruito tra il 1959 e il 1962 su progetto dell’architetto Giulio Minoletti e l’ingegnere Giuseppe Chiodi.
Al di sotto della piazza si intersecano due linee della metropolitana (M1 e M2). La stazione di Loreto si caratterizza per la presenza di diversi tunnel che collegano punti molto distanti tra di loro. In essi trovano sede alcuni esercizi commerciali. Ciononostante, è preponderante la presenza di spazi vuoti.
Danilo , un anziano signore residente da sessant’anni in un appartamento al primo piano di un edificio di via Ricordi, in un’intervista condotta nel mese di giugno 2022, mi elenca i pregi che, dal suo punto di vista, offre la zona a livello di dotazioni: “Se usciamo [di casa] siamo su corso Buenos Aires, ci sono due metropolitane, ci sono i servizi. Anche dal punto di vista sanitario abitiamo molto vicino – in caso di necessità – al San Raffaele” .
Sembra invece più pessimista un secondo anziano intervistato nel mese di settembre 2022, il quale, come Danilo, riconosce la centralità dell’area, ma, al contrario, focalizzando la sua attenzione specificamente sulla piazza sostiene che: “Quei pochi negozietti o esercizi che c’erano sono tutti [chiusi]… Aumai [il bazar] è un punto di grosso richiamo, ma se lei lo frequenta vede che è tutta gente che viene da «sotto», da NoLo. Io ho questa percezione. Tutti i marciapiedi non hanno negozi. Non c’è nulla. Quei pochi che ci sono stanno chiudendo”.
In generale, tutti gli interlocutori definiscono piazzale Loreto un luogo di passaggio. Mauro e Simona, ad esempio, una giovane coppia trasferitasi in zona nel 2014, dichiarano: “[L’area] secondo me è cambiata tanto. Sono nati quei due, tre ristoranti e bar che la rendono una zona più appetibile. Però, dal mio punto di vista, rimane ancora una zona di passaggio. Non è un quartiere. Loreto è una zona di passaggio. I quartieri sono intorno: il quartiere Casoretto, che ha il suo centro nella chiesa di Casoretto, NoLo, che ha piazza Morbegno, poi c’è piazza Aspromonte, a circa duecento metri da casa nostra” (giugno 2022).
La sensazione che Loreto costituisca un’interfaccia tra diversi quartieri è ribadita da un secondo interlocutore, coordinatore di servizi educativi con una sede in via Padova: “Ci sono i nuclei storici che […] sono quelli di: Turro, Crescenzago, quartieri intorno a cui c’è una storia o una memoria. Poi c’è via Padova, che comunque è una via lineare e che ha una sua identità che è plurale, che è molto variegata a seconda dello spezzone della via. Dall’altra parte c’è NoLo, che però comprende anche via Padova nei fatti, perché sta a Nord”. Poi aggiunge: “Sarebbe meglio parlare di quartieri, al plurale, perché le anime e le identità sono diverse. Però credo che tutta questa parte a nord di Loreto, con questi nuclei storici […], porta con sé una buona propensione al dialogo con le istituzioni, al fare dal basso e a costruire una connessione con l’alto che non è così usuale nel resto della città di Milano” (ottobre 2022).
Altri interlocutori percepiscono invece di stare all’interno del processo di gentrificazione descritto, di esserne parte senza volerlo, non sapendo come chiamarsene fuori. Giovanna, operatrice sociale all’interno di Mosso, da una parte, lavorando in uno spazio riqualificato che attrae popolazione di classe media, si sente un’agente di gentrificazione, dall’altra, comprende come la sua professione si rivolga agli strati più poveri del quartiere: “E allora, sulla carta, nel senso come intenzioni, ci sarebbe quello di offrire un po’ a tutti. Per ora, in questi tre mesi il pubblico prevalente è stato quello della Milano dell’aperitivo. Però forse qualcosa si sta modificando. Nel senso che comunque sono anche processi che… Hanno bisogno di tempo, di integrazione. E quindi forse qualcosa si modificherà” (settembre 2022).
Copyright Matteo Spertini
Loreto è stato descritto a più riprese dagli interlocutori come uno spazio brutto e insicuro. La stessa rappresentazione è rintracciabile in uno dei tre romanzi dedicati dallo scrittore Ferruccio Parazzoli proprio a questo luogo:
I palazzi che circondano e delimitano piazzale Loreto, come le tribune di un Circo Massimo, delimitano l’arena in cui gareggiano le nuove bighe, ferro contro ferro, sono palazzi brutti e senza importanza, anche i due più nuovi, tutto vetro e alluminio. Che siano brutti è più che giusto, una piazza così o è decisamente brutta o non è niente (Parazzoli 2006: 26)
Per alcuni residenti di NoLo, Loreto è un “altro mondo”, uno spazio da evitare. Da questo punto di vista, il progetto di rigenerazione in atto è visto come qualcosa di positivo, che non potrà che migliorare l’area. Così, ad esempio, Elena, una ragazza trentenne in procinto di aprire un’attività commerciale in via Crespi, afferma: “È un altro mondo. Piazzale Loreto è tutto un altro mondo. […] Piazzale Loreto è sempre stata brutta, non c’è dubbio. Qualunque cosa faranno sarà sempre migliorativa” (settembre 2022).
Infine, da segnalare come piazzale Loreto sia vissuto da molti come uno spazio rumoroso, a causa soprattutto del traffico automobilistico che lo attraversa. Secondo José, residente in un palazzo che affaccia direttamente sulla piazza, la situazione è peggiorata con la chiusura di molti esercizi commerciali nei sottopassi della metropolitana. A suo avviso, si è creata in questo modo un’enorme “cassa di risonanza” che ha peggiorato il livello di inquinamento acustico della zona.
(Il testo, elaborato da Paolo Grassi, è tratto dal report del progetto “Riqualificazione green di aree urbane dismesse. Un approccio etnografico e comparativo all’analisi e alla realizzazione (2022-2023)” – fondi PON «Ricerca e Innovazione» 2014-2020 – Asse IV «Istruzione e ricerca per il recupero». Azione IV.6; Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “R. Massa”, Università degli Studi di Milano-Bicocca).